Malpensa, "Insubria" presenta un'indagine epidemiologica sulla popolazione dell'intorno alle piste

Ma sono indispensabili altri approfondimenti! Se a Treviso gli esperti e il Comitato dei cittadini invocano e pretendono un'indagine epidemiologica ecco che - nella stessa giornata del 29 novembre 2014 - a Malpensa è presentata e illustrata una specifica analisi sull'ex-hub del Ticino. Ma i risultati non appaiono del tutto evidenti e consequenziali. E, forse, nonostante la perentorietà delle constatazioni, anche deludenti.

L'impatto delle attività aeroportuali sulla qualità della vita delle popolazioni residenti”, si è svolta a Busto Arsizio, nella sede dell’Università degli Studi dell’Insubria ed ha analizzato i ricoveri delle persone residenti nell’area di Malpensa: aumentati del 10% tra il 1997 e il 2006.

Le problematiche registrate sono preoccupanti e concernono l'incremento dei problemi cardiocircolatori riportate. Ma il punto discriminante è l'affidabilità dell'equazione. Sono stati davvero causati/derivati e correlato dall'impatto acustico esistente nel periodo esaminato? Sono risultati davvero riconducibili alle emissioni sonore generate dalle flotte aeree in decollo e atterraggio e/o basso sorvolo sulle piste di Malpensa?

La popolazione esaminata è quella residente in un raggio di cinque chilometri dalle piste e le considerazioni che stiamo ponendo rimandano a interrogativi che potranno essere risolti solo con la piena disponibilità dell'indagine dell’Università degli Studi dell’Insubria. Se è verosimile che il rumore aereo faccia male al cuore - come titolano i media locali - è indispensabile conoscere quale corrispondenza esista tra i livelli del rumore registrati e reali. Nell'arco temporale 1007-2006 analizzato quali erano i valori di decibel e/o di Lva nelle zone abitate dal campione di cittadini esaminato?

Quando - scrivono ancora i media locali - viene riferito che le evidenze scientifiche riportano come l'impatto sanitario degli aeroporti risulti correlato al disagio/disturbi/molestia da rumore piuttosto che dall'inquinamento dell'aria, a fronte della sentenza Quintavalle, non occorre forse interrogarsi su quale possa essere la realtà oggettiva?

La relazione presentata sostiene anche come la mortalità nei Comuni circostanti a Malpensa, differentemente dagli indici della provincia, il rischio di mortalità sia riconducibile in prevalenza a malattie cardiovascolari, (+3%), quando l'incidenza delle malattie respiratorie risulti inferiore (-9%) e la causa del rumore aereo, pur indicata, non risulta materialmente correlata.

Quali sono stati gli indici acustici nelle zone indagate? Qualora l'impatto acustico stimato, registrato e monitorato risulti inferiore a 60Lva e magari sia anche diminuito nel corso degli anni quale validità potrebbe avere l'indagine epidemiologica illustrata? Aerohabitat è interessata ad analizzare la correlazione tra riscontri acustici - altre considerazioni potrebbero riguardare la normativa nazionale che designa l'indice 60Lva come limite del disagio dei cittadini dell'intorno aeroportuale - e danni alla salute al fine di comprendere realisticamente le ricadute effettive dell'infrastruttura aeroportuale.

Probabilmente sono analisi e riscontri che necessitano di ulteriori approfondimenti e appare indispensabile d inevitabile che abbia seguito la proposta del dottor Fabrizio Bianchi, responsabile dell’UO Epidemiologia ambientale, Istituto di Fisiologia Clinica, CNR di valutare un nuovo strumento per la valutazione degli effetti sulla salute di azioni, progetti o specifici avvenimenti: la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS): strumento per la elaborazione del rischio per la salute dei cittadini sottoposti a pressioni ambientali. 4 dicembre 2014

Malpensa, su quei due alberghi entro il sedime ed il Piano di Rischio

Dopo lo Sheraton ecco il MoxyMilano al Terminal 2! Lunedì 1 settembre è stato inaugurato il secondo hotel localizzato nel sedime aeroportuale dello scalo di Milano Malpensa. Sono le 162 camere del Moxy - stavolta annesso al Terminal 2 - che si aggiungono alle 433 camere dello Sheraton inaugurato nel gennaio 2011 e prospiciente il Terminal 1 dello scalo della Brughiera.

Perché parlarne? Non solo per argomentare sulla nuova offerta alberghiera Moxy Milano, della catena del Marriott che propone una sorta di proposta low cost. Concorrenziale con lo Sheraton e sopratutto con i restanti alberghi costruiti ed insediati all'esterno del sedime aeroportuale: nei comuni aeroportuali dell'intorno e che scontano una crisi senza precedenti. Per il de-hubbing - riduzione dei voli e dei volumi di traffico passeggeri - degli ultimi anni e per la maggior distanza dai gate di partenza dei voli.

Certo l'offerta del Moxy è estremamente vantaggiosa: con costi/notte che al momento sono di 55 euro con TV e WF gratuito e potrebbe accentuare la crisi del sistema alberghiero localizzato all'esterno del sedime aeroportuale ma quello che Aerohabitat rileva è la relazione tra i due hotel più vicini alle piste di volo ed il Piano di rischio per incidente aereo adottato da ENAC.

Se, infatti, i lavori per la costruzione dello Sheraton Malpensa Airport Hotel erano stati avviati quanto non era stata (probabilmente?) ancora completata la revisione del Codice di Navigazione che aggiornava gli att. 707 e 715, l'autorizzazione del Moxy è risultata successiva.

Ma la domanda da porsi è la seguente: lo Sheraton Malpensa Airport Hotel, che ha ritardato comunque la sua apertura di 12 mesi ed il cui costo sarebbe stato di circa 60 milioni di euro avrebbe potuto essere autorizzato e costruito se l’edificio principale con accesso diretto al Terminal 1 non fosse stato interno al sedime dello scalo? La distanza dalla pista 35 Sinistra sarebbe stata compatibile con le restrizioni previste in zona D?

La stessa questione vale quindi per la localizzazione del Moxy: la distanza dalla pista 35 destra, qualora fosse risultata esterna al recinto del sedime sarebbe risultata compatibile con le zone A e/o C e D del Piano di rischio?

A riguardo è utile ricordare le limitazioni coerenti con il Piano di rischio per incidente aereo adottato da ENAC e precisamente:

"Fermo restando il mantenimento delle edificazioni e delle attività esistenti sul territorio, per i nuovi insediamenti sono applicabili i seguenti indirizzi, in termini di contenimento del carico antropico e di individuazione delle attività compatibili, che i Comuni articolano e dettagliano nei piani di rischio in coerenza con la propria regolamentazione urbanistico – edilizia.

§ Zona di tutela A: è da limitare al massimo il carico antropico. In tale zona non vanno quindi previste nuove edificazioni residenziali. Possono essere previste attività non residenziali, con indici di edificabilità bassi, che comportano la permanenza discontinua di un numero limitato di persone.

§ Zona di tutela B: possono essere previsti una modesta funzione residenziale, con indici di edificabilità bassi, e attività non residenziali, con indici di edificabilità medi, che comportano la permanenza di un numero limitato di persone.

§ Zona di tutela C: possono essere previsti un ragionevole incremento della funzione residenziale, con indici di edificabilità medi, e nuove attività non residenziali.

§ Zona di tutela D: in tale zona, caratterizzata da un livello minimo di tutela e finalizzata a garantire uno sviluppo del territorio in maniera opportuna e coordinata con l’operatività aeroportuale, va evitata la realizzazione di interventi puntuali ad elevato affollamento, quali centri commerciali, congressuali e sportivi a forte concentrazione, edilizia intensiva, ecc." . 3 settembre 2014

Stavolta un proiettile, di soli 10kg, è stato fatto brillare. La messa in sicurezza degli scali!

Stavolta un proiettile, di soli 10kg, è stato fatto brillare. La messa in sicurezza degli scali!

Il cantiere del prolungamento ferroviario ha dato alla luce ancora una bomba inesplosa. Per chi sostiene che i sedimi aeroportuali già ex aerobasi del secondo conflitto sono una sorta di campi minati tra ordigni inesplosi, bombe d'aereo ed affini potrebbe non avere torto. Sopratutto quando gli aeroporti non sono stati oggetto di una sistematica bonifica.

Stavolta era solo un proiettile di artiglieria di 88 millimetri ma per disinnescarlo e bonificarlo è stato chiamato il Genio Guastatori di Cremona. L'esplosione non ha prodotto altro che il solito frastuono in una zona che era stata adeguatamente delimitata ed evacuata.

L'intervento è avvenuto nella prima mattinata, l'operazione iniziata alle ore nove è stata completata - con successo - alle 11.40. Con gli esperti genieri l'area è stata bonificata anche con l'aiuto di volontari.

L'equazione ordigni inesplosi e bonifica dei sedimi aeroportuali si ripropone, quasi, quotidianamente in ogni sedime di ex aerobasi militari. Ovvero nella quasi totalità degli scali aerei del Belpaese.

La chiusura dell'aeroporto Amedeo d'Aosta di Gorizia, al momento è il primo caso italiano. La prima ordinanza ENAC di blocco dell'attività aerea ed accesso al sedime in attesa della rimozione degli ordigni e bonifica dell'area interessata.

Le bombe/ordigni scoperti a Malpensa riguardano il solo cantiere coinvolto dal tracciato ferroviario mentre delle restante sedime non risultano piani di bonifica.

Possibile che ENAC non abbia ancora disposto una sistematica mappatura/prospezione/sondaggio del sottosuolo di tutti gli scali del Belpaese? La messa in sicurezza dei terreni aeroportuali non dovrebbe diventare una priorità ed una emergenza anche negli aeroporti che non si chiamino Gorizia? 28 agosto 2014

Aeroporti e bombe/ordigni da bonificare, anche a Malpensa

Una opera limitata ma del costo di 31 milioni di euro! La lunga storia che associa i sedimi aeroportuali operativi all'epoca della seconda Guerra Mondiale e che continuano attività aerea - civile commerciale e militare - non è ancora conclusa. Anzi, probabilmente, è in una fase ancora iniziale: di presenza di consapevolezza del fenomeno. Di una situazione che deve essere ancora risolta nella maggioranza degli scali aerei-aerobasi del Belpaese.

Quanti sono, infatti, i sedimi aeroportuali che non hanno subito bombardamenti e/o spezzonamenti nel corso del 1940- 1945? Quante decine di migliaia di bombe sono state scaricate nell'intorno delle piste di volo? Quanti quintali e/o tonnellate di ordigni/bome inesplose sono ancora sotto il suolo? vengono solitamente alla luce, scoperchiate solo nel corso di scavi entro il sedime aeroportuale. Le circostanze sono le solite: cantieri aperti con scavi per l'allungamento delle piste, allargamento dei piazzali, rifacimento del sottosuolo della superficie asfaltata/cementata o per opere di canalizzazione, di fognature e/o risistemazione delle opere idrauliche e/o drenaggi per acque piovane per lavaggio delle piste da liquidi pulenti e sghiaccianti.

Una sistematica pianificazione di bonifica dagli ordigni - per quanto a conoscenza di Aerohabitat - è stata realizzata solo per il recupero della ex aerobase di Dal Molin di Vicenza: con costi elevatissimi (almeno 2.5 milioni di euro) per la messa in sicurezza dell'intero sedime.

Non risulta ancora che qualche scalo civile/commerciale ad esempio abbia predisposto un sondaggio, una verifica con sistemi radar di superficie per l'esistenza di ordigni - eventualmente - a rischio per le attività aeroportuale in superficie.

Aerohabitat ha regolarmente dato conto dei ritrovamenti su numerosi scali, probabilmente, sulla totalità di questi ed il sito www.aerohabitat.eu e www.aerohabitat.org lo hanno registrato.

Diamo ora conto che anche Malpensa, in occasione del cantiere per il tracciato del futuro tratto ferroviario tra il Terminal T1 e il Terminal T2 di una lunghezza di 3.4 chilometri.

Sono stati, infatti, pianificati preliminari lavori di bonifica da ordigni esplosivi residuati bellici per poter insediare la nuova linea ferroviaria. L'operazione sembrerebbe prevedere lo scavo di circa un metro sotto il suolo per la ricerca di materiali metallici. La prospezione del terreno dovrebbe anche identificare eventuali resti archeologici da verificare con la Sopraintendenza

Per il carotaggio del solo ferroviario percorso sarebbero stati stanziati 31 milioni di euro in rapporto ad un costo dell'opera con una nuova aerostazione al T 2 di circa 115 milioni di euro sostenuti tra Unione Europea, Governo e SEA.

La questione e messa in sicurezza dagli ordigni inesplosi, risolto e bonificato il tracciato ferroviario, potrebbe tuttavia riproporsi per il restante sedime. 18 agosto 2014

Malpensa e la sentenza Quintavalle, l'aeroporto inquina e qualcuno paga!

Se il Parco del Ticino è "devastazione ambientale" quali sono state le ricadute sulla popolazione? E' una inevitabile considerazione che coinvolge non solo l'intorno di Malpensa e che dovrebbe porre altrettanti interrogativi sugli scali aerei del Belpaese (civili/commerciali e aerobasi militari) - di determinate dimensioni - e sulla comunità dei cittadini e dell'ambiente (fauna e flora) insediata nei pressi delle piste di volo e delle traiettorie di atterraggio e di decollo.

Nel caso "Quintavalle" tuttavia la responsabilità dell'inquinamento, ovvero per la «devastazione ambientale» provocata all'area del Parco del Ticino di proprietà del ricorrente e ritenuta causata dai decolli e atterraggi.

La sentenza della Cassazione arriva dopo quindici anni giudici hanno stimato un danno di circa 8 milioni: la distruzione e la devastazione della vegetazione e alla ripercussioni negative sulla fauna nei 400 ettari della «Brughiera del Dosso». E' stata invece cancellata la sanzioni di 2 milioni di euro inizialmente assegnata alla SEA: società esercente dello scalo. Perché?

E adesso?

Quali saranno le ripercussioni in altri aeroporti e aerobasi?

I cittadini isolati ed i comitati insediati in prossimità delle piste di volo potranno agevolmente inoltrare ricorsi e denunce senza incontrare tante avversità e tanti costi?

Gli effetti nocivi riscontrati dalle perizie di parte a Cascina Tre Pini nel Parco del Ticino, area nella quale sarebbero stati contaminati 100mila alberi per la presenza - a livelli superiori ai limiti consentiti - di ossidi di azoto e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), sostanze derivanti da combustioni incomplete di idrocarburi potranno essere replicati in altri contesti aeroportuali?

Probabilmente sarebbe interessante disporre anche di una perizia sugli effetti collaterali sulla popolazione. 10 luglio 2014

Malpensa, la UE sulla sentenza Quintavalle

Senza provvedimenti speciali scatterà il pronunciamento della stessa UE, la questione, tuttavia, va estesa anche ai restanti scali. Da un lato pende la pronuncia della Corte di Cassazione,dall'altro è la Commissione europea che intima un ultimatum alla Regione Lombardia e al ministero dell'Ambiente: in 60 giorni occorre predisporre misure utili a ridurre e contenere l'impatto ambientale generato dall'infrastruttura aeroportuale di Malpensa.

In discussione - ma sono passati oltre 10 anni - è sempre la cosiddetta sentenza Quintavalle. Il caso dei 200 ettari di Brughiera del Dosso, localizzati nel Parco del Ticino, e lo scenario di 100 mila alberi contaminati e morti come conseguenza delle emissioni atmosferiche della zona. Si sono scontrate perizie che attribuiscono le cause e responsabilità all'aeroporto ed altre che identificano un contesto ambientale di criticità che partendo dallo scalo si allargano all'intero territorio ed insediamento antropico circostante.

La denuncia di Quintavalle risale al 1999 e le perizie e analisi presentate sono state accolte dalla magistratura attribuendo la colpa agli scarichi dei propulsori delle flotte aeree operative a Malpensa. La sentenza di primo e secondo grado hanno identificato nella SEA e nel ministero dei Trasporti i responsabili condannandoli ad un risarcimento di circa 8 milioni di euro.

In attesa della sentenza della Corte di Cassazione la nota della Commissione Europea è successiva all'accusa del luglio 2012: l'Italia non avrebbe adottato iniziative ed interventi per fronteggiare il degrado ambientale della zona del Parco del Ticino adiacente alle piste di volo di Malpensa.

Probabilmente è una storia che sarà discussa di fronte alla Corte Europea di Giustizia del Lussemburgo.

Un interrogativo deve essere comunque posto.

Il sistema aeroportuale del Belpaese si trova dinnanzi ad un caso isolato o altri scali stanno o hanno determinato una situazione ambientale fuori controllo? Le analisi e perizie delle emissioni atmosferiche generate dalle piste di volo e dalle attività antropiche di prossimità hanno adeguatamente verificato l'impatto reale esistente e quello stimato in relazione al potenziamento del traffico associato al prossimo Piano Nazionale Aeroporti al 2030? 24 aprile 2014

Malpensa, ecco quanto è costata, per ora, la delocalizzazione

E' un parametro di riferimento per altri scali italiani? Anche militari? Quella che ha riguardato i comuni di Lonate Pozzolo, Somma Lombardo e Ferno, municipi di sedime aeroportuale di Malpensa, era stato avviata ancora nel 2001.

All'epoca l'operazione che in massima parte ha riguardato la frazione Case Nuove ha interessato 289 caseggiati. Di questi 277 erano occupati da cittadini residenti mentre i restanti 12 risultavano edifici non residenziali ed il costo sostenuto è stato pari a 88.2 milioni di euro.

Nel corso del secondo bando per la delocalizzazione del 2007 l'operazione si è estesa ad ulteriori 266 unità abitativa delle quali 257 residenziali e 9 di altro genere per una somma ulteriori pari a 91 milioni di euro.

Dopo aver quasi completato la delocalizzazione degli abitanti - un esiguo numero di cittadini novantenni ha manifestato l'esigenza di non abbandonare le case di proprietà proseguendo la loro esistenza nonostante il vasto e costante effetto collaterale aeroportuale - si attendono ancora le ruspe.

A questa somma dovrà essere aggiunta quella stanziata ancora una volta dalla Regione Lombardia, pari a quattro (iniziali?) milioni di euro per la demolizione di tutti i caseggiati.

Probabilmente la fase successive di bonifica dei terreni, suolo e sottosuolo, andrà ancora a gravare sulla stessa Regione Lombardia,, prima della nuova destinazione d'uso.

Sarà speculativa?

Questo quadro dei costi potrebbe costituire uno standard delle spese che anche altri scali del BelPaese dovranno sostenere per salvaguardare la qualità di vita dei cittadini che risiedono a ridosso dei recinti aeroportuali? Dopo i 44 caseggiati confinanti con il parcheggio aeromobili del Galileo Galilei di Pisa a chi toccherà? 16 aprile 2014

Malpensa, ancora una interrogazione sulla VIA VAS

In discussione la terza pista, l'allargamento del sedime e il potenziamento dello scalo.

Sono numerosi i parlamentari che hanno sottoscritto la seguente interrogazione a risposta scritta. Prima firmataria la deputata CIMBRO Eleonora

 

testo di Mercoledì 19 febbraio 2014, seduta n. 176

IMBRO, SENALDI, GADDA, SIMONI, TARANTO, BONAFÈ, DANIELE FARINA, FAVA, KRONBICHLER, LACQUANITI, FRANCO BORDO, LAFORGIA, BIFFONI, GIANNI FARINA, MARANTELLI, STUMPO, AIELLO, NARDI, PLACIDO, VERINI, ANDREA ROMANO, RABINO, ASCANI, BOSCO, GAROFALO, MICCOLI, BENAMATI, GIULIANI, PARIS, VENITTELLI, BASSO, TINO IANNUZZI, IMPEGNO, MARAZZITI, MARIANO, DI GIOIA, GUTGELD, CAUSI, GIUDITTA PINI, BERLINGHIERI, MAURI, SCUVERA e TARTAGLIONE.

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

 

Per sapere – premesso che:

in data 16 maggio 2011 l'ENAC ha presentato, ai sensi dell'articolo 23 e seguenti del decreto legislativo 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale per il Nuovo master plan dell'aeroporto di Milano Malpensa;

 

gli interventi previsti sono: ampliamento del sedime aeroportuale; potenziamento del sistema infrastrutturale dell'aeroporto mediante la realizzazione di una terza pista; ampliamento e riconfigurazione delle aree terminali dedicate al trasporto commerciale sia sul lato airside che landside in funzione delle previsioni di crescita; ampliamento dell'area dedicata al trattamento merci e realizzazione di un «parco logistico» di supporto all'intero contesto territoriale; razionalizzazione e potenziamento delle attività complementari al trasporto aereo;

a progetto già depositato, SEA ha provveduto a integrare lo studio di impatto ambientale in data 20 giugno 2012 con delle «Integrazioni volontarie», e il 30 novembre 2012 con dei «chiarimenti» a seguito del contraddittorio tra le parti, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, avvenuto il 18 settembre 2012;

ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni sono state inviate osservazioni contenenti 1054 argomenti di contrarietà al progetto sottoscritte da cittadini, associazioni e comitati;

numerose delibere di contrarietà sono state espresse dall'assemblea del parco del Ticino e da numerosi enti locali del territorio;

le previsioni di traffico presentate da SEA come unica motivazione dell'ampliamento dell'aeroporto sono secondo gli interpellanti palesemente sovrastimate. Tali previsioni sono, allo stato, smentite dai dati reali; attualmente l'Aeroporto di Malpensa sta lavorando al 50 per cento delle proprie potenzialità: i dati di traffico su cui si basa il master plan di Malpensa sono obsoleti in quanto lo scenario alla base del master plan stesso è antecedente l'abbandono di Malpensa da parte di Alitalia; in questi anni il traffico a Malpensa è crollato da 24 milioni di passeggeri del 2007 a meno di 18 milioni del 2013; le previsioni di SEA pubblicate nel 2011 si sono dimostrate errate e non realistiche; SEA prevedeva per il 2012 un aumento di +5,6 per cento (movimenti) e +4,6 per cento (passeggeri) e invece si è registrato a -8,4 per cento (movimenti) e -4 per cento (passeggeri); SEA prevedeva per il 2013 un aumento di +5,2 per cento (movimenti) e +4,6 per cento (passeggeri) ed invece si è registrato a -6,1 per cento (movimenti) e -3,5 per cento (passeggeri). (Dati gennaio-novembre 2013, i dati ufficiali di dicembre 2013 non sono ancora stati pubblicati);

 

ad oggi, l'unico parere positivo al progetto di espansione denominato «Nuovo Master Plan Aeroportuale dell'aeroporto di Milano Malpensa», è stato deliberato da regione Lombardia con d. giunta regionale n. X/13 del 3 aprile 2013;

la comunità del parco Ticino formata da 47 comuni e 3 province ha all'unanimità deliberato con propria delibera n. 12 del 21 giugno 2013 di richiedere la revisione della delibera regionale X/13 con la quale regione Lombardia ha espresso il proprio parere nei confronti del master plan di Malpensa;

l'area interessata dall'ampliamento del sedime aeroportuale è una zona naturalisticamente importante sia per la presenza di habitat di interesse comunitario (4030 Lande secche europee ossia brughiere, 6510 Praterie magre, 9160 Querceti di Farnia, 9190 Querceti acidofili con Quercus Robur), sia per la presenza di numerose specie animali tutelati e protetti da apposite direttive come la direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

in relazione alla situazione di danno ambientale del SIC Brughiera del Dosso IT2010012, causato dal sorvolo degli aerei in decollo dall'aeroporto di Malpensa, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per violazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche («direttiva habitat»), con l'invio di una lettera di messa in mora all'Italia in data 22 giugno 2012 (Riferimento procedura n. 2012/4096);

la presenza di habitat di interesse comunitario e di popolazioni significative di specie di interesse comunitario hanno portato in data 25 ottobre 2011 il Parco Ticino a inoltrare richiesta ufficiale a regione Lombardia, e per conoscenza al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e all'Unione europea, per l'istituzione di un nuovo sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale denominato «Brughiere di Malpensa e di Lonate»;

 

tale richiesta è stata recentemente supportata dall'aggiornamento, così come richiesto da regione Lombardia, degli studi del parco Ticino datato Novembre 2013, che riconosce oltre ogni dubbio la valenza europea della zona denominata «Brughiere di Malpensa e di Lonate» tale da rendere «dovuto» il riconoscimento SIC/ZPS della stessa;

il riconoscimento SIC/ZPS dell'area denominata «Brughiere di Malpensa e di Lonate» potrebbe generare un effetto compensazione tale da portare alla chiusura della procedura di infrazione n. 2012/4096 attualmente aperta per il SIC Brughiera del Dosso;

in data 29 marzo 2013, ENAC, a seguito di vari incontri tenutisi con il gruppo istruttore della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (CTVA), ha chiesto una sospensione di nove mesi del procedimento di valutazione di impatto ambientale, al fine di approfondire e risolvere le problematiche progettuali legate allo sviluppo del quadro infrastrutturale della macro-area di riferimento e che la DVA con nota dell'11 aprile 2013 ha concesso la sospensione del procedimento valutazione di impatto ambientale;

con nota del 30 dicembre 2013 ENAC ha richiesto un'ulteriore proroga di sei mesi e al momento la DVA sta predisponendo una risposta in merito, in cui chiedere motivazioni più specifiche sulla richiesta di proroga, in quanto non sufficientemente motivata e seguente ad una serie di svariate integrazioni già presentate dal proponente nel corso degli anni –:

quali siano gli intendimenti del Ministro interpellato riguardo alle continue e non consuete proroghe della procedura di valutazione di impatto ambientale anche in relazione alle numerose osservazioni di contrarietà espresse dal territorio e certamente in buona parte condivise dalla commissione tecnica VIA/VAS;

quali siano gli intendimenti del Ministro interpellato riguardo agli aspetti scientifici e biologici relativi alla perdita di una zona naturalisticamente importante tanto da essere considerato ad oggi un possibile sito di interesse comunitario, sapendo inoltre che la conseguenza di questa perdita potrebbe portare ad una nuova procedura di infrazione da parte della Comunità europea. 22 marzo 2014

Terrore a Malpensa, disturbato dal rumore aereo: con l'auto contro una vetrata!

E' stato ricoverato in psichiatria! Sembrerebbe una notizia inventata per quanto appare strampalata. Possibile che il fastidioso e noioso rumore aereo, ancorché continuo e costante, come può accadere su uno scalo come Malpensa che peraltro registra un impatto acustico ridotto rispetto ad anni addietro quando il traffico aereo era doppio rispetto a quello odierno.

 

Quello raccontato dai media locali invece corrisponde alla realtà. E' quanto è accaduto domenica 5 gennaio 2014 al Terminal 1 della Malpensa.

L'autore è un giovane di 36 anni residente a Robecchetto. Un comune di circa cinquemila persone nel Castanese in provincia di Milano. Una comunità che ha da poco completato una raccolta firme contro il progetto della 3° pista di Malpensa.

Il giovane palesemente alterato, riportano i media, sarebbe stato ricoverato in una sezione psichiatrica e sottoposto a trattamento sanitario.

 

Avrebbe sostenuto l'idea di sfondare un ingresso del terminal 1 come protesta contro il rumore aereo e l'impossibilità di sopportare il fastidioso rumore aereo dei sorvoli che renderebbero impossibile anche il sonno quotidiano. Esasperato e con l'intenzione di parlare con il capo dello scalo. Il giovane è uno dei tanti ex abitanti di Case Nuove in seguito delocalizzato a Robecchetto.

La protesta si è materializzata intorno alle otto del mattino: alla guida di una Golf Volkswagen ha raggiunto l'entrata 16 del Terminal 1 di Malpensa ed ha tentato, inutilmente, di sfondare.

La cronaca del 2011 annota come lo stesso Terminal 1 aveva sopportato l'intrusione di un SUV.

 

Dopo il furto del mezzo un tunisino aveva, come un ariete, sfondato una vetrata ma era stato bloccato da un agente. Se l'incidente del 2011 era annoverato tra le proteste sconclusionate del tutto avulse dall'impatto degli aerei e dall'invasività di un aeroporto con il territorio e la comunità circostante, quello accaduto domenica 5 gennaio rappresenta, il primo atto di caso di disapprovazione, di malcontento, di una gesto individuale del tutto irrazionale compiuto da una persona delocalizzata per "rumore aereo". 13 gennaio 2014

Malpensa, dopo 15 anni dalla delocalizzazione parte la demolizione di Case Nuove

L'effetto collaterale della pista 35 sinistra non è ancora completato!

Per la storia i numeri sono i seguenti: gli edifici delocalizzati sono stati 549, 56 nel comune di Ferno, 355 a Lonate Pozzolo e 138 a Somma Lombardo. Erano caseggiati costruiti nel tempo, quando l'aeroporto della Malpensa volava, prevalentemente sulla pista 35 destra. La pista di sinistra era corta, praticamente inutilizzata, se non per, occasionale, traffico di aviazione generale.

Il progetto Malpensa 200 e l'estensione della pista 355 sinistra ha, di fatto, reso illegali i residenti di Case Nuove nei comuni di Ferno, Lonate Pozzolo e Somma Lombardo. Dopo aver verificato valori di decibel superiori a 65 Lva, scoperchiamento di tetti, prima ancora dell'adozione del piano di rischio per incidente aereo (susseguente all'incidente di Linate 2001 e legge dal 2006) è scattata l'operazione trasloco dei residenti. In fuga dal rumore dei jet tutto è iniziato nel 1999.

 

Dopo la delocalizzazione, il trasferimento delle famiglie ecco il degrado con l'abbandono delle case divenute fantasma. Senza alcuna sorveglianza e controllo il degrado urbano e sociale e talvolta l'occupazione abusiva, negli anni, l'attesa delle demolizioni era diventato un traguardo. Una soluzione.

 

In questo mese di gennaio la Regione Lombardia ha stanziato i primi 4milioni di euro per attivare la gara d’appalto per la demolizione delle case delocalizzate.

 

 

In seguito l'area dovrà essere sottoposta ad a un progetto di completa riqualificazione, con parchi e zone tematiche di mitigazione e compensazione ambientale.

Quanto sarà, alla fine, costata, l'intera operazione di costruzione allungamento della pista, delocalizzazione, demolizione e riqualificazione ambientale/territoriale? Possibile che i progetti aeroportuali italiani, siano essi maggiori o minori, non vengano preliminarmente valutati e verificati nei costi/benefici? 4 gennaio 2014