Aeroporto Venezia, Stazione ferroviaria: Interrogazione sulla bretella

Cantieri aperti per progetti air-side e land-side! Quali contromisure? Tra masterplan al 2030, Valutazione di Impatto Ambientale, con prospettive di incremento dei voli e passeggeri (200/300/400%) e rilevanti finanziamenti (probbilmente anche pubblici) per opere che porteranno Tessera, a posizionarsi come scalo Hub internazionale, terzo del Belpaese, con nuova pista e una allungata, ecco anche una Interrogazione sul collegamento ferroviario, comunque fattore indispensabile per integrare air-side con land-side di ogni scalo aereo.

E' stata presentata dall'onorevole Nicola Pellicani (Pd)

"Al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. 

Per sapere, premesso che:

nell'aprile 2018 venne annunciata la scelta del progetto per la realizzazione, entro il 2025, della bretella ferroviaria e della stazione dell'aeroporto 'Marco Polo' di Tessera;

il progetto della società Italferr, partecipata al 100 per cento dalle Ferrovie dello Stato italiane, prevedeva la realizzazione di 3 chilometri e mezzo di tracciato, partendo dalla linea Venezia-Trieste all'altezza di Dese, costeggiando la bretella autostradale, per raggiungere l'aerostazione e, attraverso un percorso circolare, il cosiddetto 'cappio', per consentire ai treni di proseguire nella stessa direzione, senza dover tornare indietro, con l'obiettivo di far risparmiare tempo ai viaggiatori;

tale progetto, cofinanziato dalla Unione europea prevedeva un costo complessivo di 400 milioni di Euro, 14 dei quali relativi alla progettazione da parte di Italferr, finanziati nel contratto di programma per gli investimenti, siglato da Rete ferroviaria italiana e ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel 2015;

un progetto che, oltre a dotare l'aeroporto di Venezia di un nodo intermodale importante, presenterebbe grandi vantaggi ambientali per il territorio, diminuendo l'inquinamento automobilistico e di conseguenza una minore esigenza di parcheggi;

in base a quanto riportato dagli organi di informazione in sede locale, a seguito di un vertice tra tecnici del Governo e delle Ferrovie il progetto verrebbe fortemente modificato, in quanto non rispetterebbe il rapporto costi-benefici;

per ridurre i costi verrebbe prevista la creazione all'interno dello scalo 'Marco Polo' una stazione 'di testa', invece che 'di transito', per cui i treni, una volta arrivati all'aeroporto, dovrebbero tornare indietro, come avviene alla stazione Santa Lucia di Venezia;

inoltre, sempre sulla base di quanto riportato dagli organi di stampa, sembrerebbe avanzare, a causa del crescente numero di passeggeri in transito al 'Marco Polo', l'idea di realizzare il nuovo tracciato non più a un binario singolo, ma doppio, per garantire la massima funzionalità della nuova stazione per l'incarrozzamento dei viaggiatori con bagagli al seguito;

invece come da una recente intervista rilasciata alla stampa da Enrico Marchi, presidente di Save, la società che gestisce lo scalo 'Marco Polo', sembrerebbe confermato il progetto originario mantenendo quindi la stazione 'di transito' ed il cappio e lo stesso presidente di Save nell'intervista precisa che un'eventuale modifica del progetto comporterebbe la rinuncia, da parte della società che gestisce lo scalo, alla realizzazione dell'opera, che è già in fase avanzata di progettazione;

la decisione di variare il progetto della bretella aeroportuale di Venezia comporterebbe certamente uno slittamento dei tempi, poiché la nuova soluzione dovrebbe ritornare al Consiglio superiore dei lavori pubblici prima, alla Conferenza servizi poi, e non riuscirebbe a rispettare la scadenza del 2025:

se corrisponda al vero quanto riportato dalla stampa circa possibili modifiche al percorso o se sia da intendersi confermato il progetto iniziale e se intenda fornire rassicurazioni sull'effettiva conclusione dei lavori per il 2025, in considerazione della rilevanza della infrastruttura al servizio della mobilità aeroportuale". 14 Maggio 2019

Aeroporto Tessera, masterplan ed una interrogazione

Tra extra spazi per parcheggi e la V.I.A. e il P.N.A. Gli scenari hub dello scalo della Laguna, in attesa dell'operatività del MOSE, le mutazioni climatiche con l'innalzamento del livello del mare e un livello del sedime aeroportuale minimo ecco l'interrogazione presentata dall'onorevole Rossella Muroni (LeU)

"Al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, al ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. 

Per sapere, premesso che:

con il decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti n. 9 del 19 gennaio 2016 è stato approvato il 'master plan' di sviluppo aeroportuale al 2020 prevedendo, tra l'altro, la conversione a parcheggi di un'area di circa 2,5 ettari in cui insistono circa 970 alberi. Si tratta del residuo di un ex-vivaio, piantumato negli anni ’60, che costituisce un'area tampone tra l'infrastruttura aeroportuale e l'ambito urbano circostante, tra cui l'abitato di Tessera;

l'aeroporto 'Marco Polo' è gestito dalla società di gestione aeroportuale (Save) che ha recentemente fatto richiesta di Valutazione di impatto ambientale (Via) per l'allargamento del master plan ed, in particolare, per la conversione a parcheggi di un'ulteriore area verde di circa 2 ettari contenente circa 260 piante;

nel master plan di cui al decreto ministeriale 19 gennaio 2016 Save non prevede nessun intervento per ricreare un'area verde di dimensioni analoghe come compensazione nei confronti del territorio e dell'abitato di Tessera;

è da rilevare che lo stesso decreto ministeriale 19 gennaio 2016 che approva il master plan aeroportuale ricomprende all'interno del sedime aeroportuale la cosiddetta area 'aeroterminal', accessoria all'area aeroportuale, di circa 17 ettari destinati per circa 10 ettari proprio a parcheggi;

la dotazione di aree a parcheggi dell'aeroporto 'Marco Polo' è pertanto sufficiente agli attuali volumi di traffico come pure alle previsioni di ampliamento, senza il sacrificio delle aree a verde;

la Regione Veneto ha rilevato di non potere dichiarare ufficialmente che l'area verde sia effettivamente classificabile come 'bosco';

chi ha conoscenza della fondamentale funzione di protezione della salute umana e della salubrità dell'ambiente svolta dagli alberi –purificazione dell'aria, regolazione del microclima, riduzione del rumore, drenaggio acque piovane, valore culturale e ricreativo– già riconosciuta dalla legge 14 gennaio 2013 n. 10, non può che essere indignato, preoccupato e decisamente contrario all'azione dannosa qui segnalata;

un'area boscata di latifoglie sempreverdi o di conifere (simile a quella che verrà disboscata) abbatte ogni anno dalle 0,076 alle 0,059 tons di PM 10 (dipartimento biologia ambientale, 2015, università di Roma);

si evidenzia che l'Aps Criaave ha chiesto, con una lettera del 4 gennaio 2019, alla Soprintendenza beni culturali e paesaggistici per il Comune di Venezia di verificare se il progetto esecutivo di Enac (Ente nazionale aviazione civile) e Save di abbattimento del bosco e della pineta, riferiti alla costruzione dei nuovi parcheggi P6 (2° stralcio) e P8 e P9, rispetti la normativa, i vincoli e gli obblighi connessi ad un simile intervento che risulta obiettivamente e innegabilmente un drammatico depauperamento dell'ambiente e del paesaggio–:

se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano adottare iniziative per definire una variante al master plan che stralci l'area in cui ricadono i circa 970 alberi dal sedime aeroportuale e la mantenga a verde e, nel caso questo non fosse possibile, avviare un tavolo tecnico con il gestore aeroportuale, affinché si raggiunga un accordo per la creazione di una fascia 'tampone' almeno della medesima estensione di quelle oggetto di intervento;

se non intendano in ogni caso adottare iniziative per avviare, coinvolgendo tutti gli organismi competenti, una riflessione tecnica atta a scongiurare l'ampliamento dal master plan finalizzato a destinare a parcheggio anche la seconda area in cui ricadono circa 230 piante". 22 Marzo 2019

Aeroporto Venezia, sul tesserino di ingresso aeroportuale - TIA

Una interrogazione dell'on. Valentina Barzotti (M5S)

Nelle pagine dell'allegato B – resoconti della VIII LEGISLATURA, nella seduta del 28 Dicembre 2018 si legge la seguente interrogazione:

 

Al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

 

Per sapere, premesso che:

il Tesserino di ingresso aeroportuale (Tia), è un documento, rilasciato da Enac (Ente nazionale aviazione civile), di cui devono essere obbligatoriamente muniti tutti gli operatori pubblici e privati, per accedere nelle aree delle aerostazioni e loro pertinenze aperte al pubblico e va esposto in modo visibile per tutto il periodo in cui questi si trovino in tutte le aree dell'aeroporto;

con riferimento al personale impiegato in aeroporto, vi sono stati nel corso degli anni, diversi episodi in cui a fronte di segnalazioni da parte del personale di vigilanza aeroportuale per asserite violazioni da parte dei dipendenti, agli stessi è stato sospeso il Tia;

nelle more dell'accertamento dei fatti in via giudiziaria, i lavoratori sono stati impossibilitati, anche per lunghi periodi, a rendere la prestazione lavorativa per cui sono stati assunti;

conseguentemente, agli stessi è stato irrogato da parte del rispettivo datore di lavoro il licenziamento per impossibilità sopravvenuta della prestazione;

nella quasi totalità degli episodi, all'esito dei procedimenti giudiziari i lavoratori coinvolti sono stati assolti con formula piena;

a seguito dell'assoluzione, i lavoratori hanno chiesto la reintegrazione nel posto di lavoro ai sensi dell'articolo 18 statuto dei lavoratori;

in particolare, il quarto comma dell'articolo sopra citato prevede che, in caso di licenziamento per giustificato motivo soggettivo o giusta causa, nel caso in cui venga accertata l'insussistenza del fatto contestato, il giudice annulli il licenziamento e condanni il datore di lavoro alla reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro e al pagamento di un'indennità risarcitoria commisurata all'ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva reintegrazione, dedotto quanto il lavoratore abbia percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative, nonché quanto avrebbe potuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione;

nelle varie sentenze seguite alle richieste di reintegrazione è emerso che il licenziamento è da considerarsi legittimo in quanto: 'Non si tratta, di un licenziamento disciplinare ma di un recesso intimato in conseguenza dell'accertata impossibilità sopravvenuta allo svolgimento della prestazione convenuta contrattualmente, in virtù di un provvedimento non emesso dal datore di lavoro ed estraneo alla sua sfera di influenza, come il rilascio del tesserino di accesso nell'area aeroportuale' (Corte di cassazione 4 luglio 2017, n. 16388);

è però oggettivo che:

 

a) molti lavoratori hanno perduto il proprio posto di lavoro e subìto un grave danno pur non avendo commesso il fatto casualmente collegato al ritiro del titolo abilitativo;

 

b) il Contratto collettivo nazionale di lavoro del trasporto aereo e delle attività aeroportuali per il personale di terra nulla dispone in merito alla sospensione cautelare e sull'assenza di retribuzione in tale periodo;

sul tema in questione è stata presentata, nella XVII legislatura, in data 16 maggio 2016, seduta n. 625, dall'onorevole Massimiliano Bernini, l'interrogazione n. 5-08689, rimasta priva di risposta, nonché, in data 16 luglio 2013, seduta 068, la petizione n. 325 con titolo breve 'Tutela dei dipendenti di società aeroportuali sospettati di reati lavoro e poi assolti', a firma Moreno Cristofori–:

se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

quali iniziative il Governo intenda adottare nell'immediato, per quanto di competenza, a tutela dei lavoratori aeroportuali di cui in premessa;

quali iniziative intenda assumere il Governo, anche sul piano normativo, affinché siano evitati episodi simili in futuro". 4 Gennaio 2019