mercoledì 15 giugno 2011 06:36 Età: 13 yrs

Tra V.I.A., rifacimento piste, extra piste, conformità infrastrutturali critiche o in deroga

Categoria: Aeroporti, Aviation topics, Aerolinee, Comitati , Std ICAO ENAC, Piani di rischio, Imp. gassoso, Imp. acustico, Ambiente, Dossier

 

Tra Comitati contro e campanilismo ambientale

Dopo l'elaborazione del Piano Aeroporti Italiano, ancora, tuttavia, in attesa di sostanziale adozione, dopo la presentazione dello studio "Evoluzione del traffico low cost a livello europeo e nazionale", per conto di ENAC, sono in corso le procedure di V.I.A. su numerosi aeroporti del BelPaese.

 

Master plan aeroportuali di medio e lungo periodo vengono sottoposti  alle osservazioni di cittadini, comitati, associazioni ambientaliste e amministrazioni locali. Probabilmente nessuna pista, nessun rifacimento e allungamento di pista, nessun potenziamento di uno scalo trova una vasta ed estesa condivisione.

 

E' una contrapposizione che si sviluppa ed è in corso su aeroporti minori, quanto su quelli identificati come  strategici. Chi vuole e persegue il "potenziamento" di uno scalo, alla fine, è solo l'esercente, la società di gestione aeroportuale che ha in mano la concessione, l'affidamento quarantennale dell'infrastruttura.

 

Sono pochi i cittadini ed  i comitati che vogliono vivere nei pressi di uno scalo. Magari vorrebbero poter usufruire delle ricadute sociali economiche positive, ma, com'è del tutto scontato, contrastano, legittimamente, scongiurando e fronteggiando disagi, impatti negativi e rischi aeronautici connessi.

 

Che fare quindi?

 

Il governo di un Paese esige una adeguata politica dei trasporti, della logistica e l'esistenza di una rete di aeroporti minori a maggiori ne rappresenta e configura il livello.

 

Al servizio del sistema Paese e dell'economia e dei commerci.

 

Il Paese Italia è attrezzata?

 

Il Piano Aeroporti Italiano ha realizzato, dispone, di una rispondente fisionomia infrastrutturale aeroportuale?

 

L'analisi dei bacini di traffico, dei volumi di passeggeri e delle merci è adeguata al sistema Paese attuale e/o a quello stimato per il breve e lungo periodo?

 

E' corrispondente e/o integrata all'ipotizzato Piano Aeroporti del BelPaese?

 

Ecco il primo punto. Il sistema dei poli di traffico strategico designato corrisponde alle esigenze del sistema economico? Il Polo degli aeroporti lombardi, quello romano e quello del nordest sono appropriati?

 

I due scali toscani o quelli siciliani e pugliesi quale autonomia, implicazione, sovrapposizione e/o integrazione dei flussi e del traffico dovrebbero assicurare con quelli che erano o sono considerati hub?Quanti aeroporti del BelPaese possono sviluppare collegamenti long range?

 

Che il Piano Aeroporti Italiano non abbia adeguatamente valutato e verificato tali dinamiche appare evidente. Che sia nient'altro che una rete di scali scaturita da tensioni e mediazioni di geo politica territoriale è, posto solo retoricamente, come una opzione interrogativa.

 

Ma quello che rende il Piano Aeroporti e di conseguenza la disputa sulla congruità e legittimità delle attuali procedure di potenziamento degli scali esaminati, perciò delle equivalenti Master Plan correlate alle procedure di V.I.A. è una questione primaria.

 

E' la conformità ICAO - ENAC delle suddette infrastrutture aeroportuali. Una pista di 2400 - 3000 metri, con traffico di 60 - 100 mila movimenti/anno, senza disporre di 240 metri di RESA, degli adeguati spazi di Piano di Rischio aeronautico in asse e lateralmente alle piste, magari inghiottite tra il traffico cittadino e/o autostradale, tra palazzine e capannoni e alberghi, in aggiunta ad edificazioni sensibili (scuole e ospedali), può essere sottoposto e/o sviluppare una progettualità di potenziamento dei voli?

 

Un interrogativo semplice, comprensibile, probabilmente condivisibile. Che fare quindi?

 

Procedere con il Piano Aeroporti e relativi piani di potenziamento con verifica di VIA o, piuttosto progettare infrastrutture aeroportuali a norma, senza deroghe di sorta, forse anche riducendo l'attività di volo secondo criteri di sostenibilità e coesistenza territoriale?

Magari decurtando la lunghezza pista entro 1800 - 2000 metri only? Varando formule di City Airport?

 

Certo la soluzione/opzione, inevitabilmente, implica la concentrazione dei flussi di traffico, domestico, di terzo livello, internazionale e long range su altri scali.

Con la indispensabile verifica di altri impatti ambientali, infrastrutturali, sociali, economici e di traffico.

 

Quali scali "cittadini e metropolitani" dovrebbero essere sottoposti alla verifica degli standard di sicurezza dei cittadini e della tutela ambientale? Gli scali che appaiono più critici in tal senso sono Peretola, Pisa, Treviso, Verona, Bergamo, Linate, Capodichino, Ciampino, Reggio Calabria.

Uno scenario che apre e ridisegna qualsivoglia ipotesi di Piano Nazionale Aeroporti e, di conseguenza, si riflette nella stessa elaborazione ed analisi delle procedure di VIA.

 

Non farlo potrebbe invece, anche nel breve periodo, far emergere limiti, vincoli, saturazioni, contraddizioni, incompatibilità di alcune infrastrutture aeroportuali (investendo ad esempio piani regolatori e progetti territoriali dei Comuni limitrofi), nonostante qualche forzata, stentata autorizzazione di V.I.A. aeroportuale.