venerdì 24 aprile 2015 05:17 Età: 9 yrs

Inflazione dell’utilizzo del termine “Sicurezza”

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Aerobasi, Pubblicazioni, Safety Security , Archivio, Dossier, Convegni, Human factor, Piani di rischio

 

Considerazioni del Comandante Renzo Dentesano

Sicurezza: Etimo derivato dal latino «securus» dal significato “senza affanni” ed inteso quale condizione, stato di esenzione dai pericoli, ma anche senso di fiducia e di tranquillità.

 

Sicurezza, concetto rassicurante al quale tutti aspirano di arrivare.

Già, sicurezza, ma quale ?

C’è chi, di questi tempi sogna la sicurezza del posto di lavoro, chi di essere “al sicuro”… almeno in casa propria, tra le quattro mura domestiche, da ladri o violenti … o dagli infortuni, chi si assicura ben oltre la RCA obbligatoria perché deve usare ogni giorno la propria autovettura sulle dissestatissime strade italiane, chi teme di non essere “al sicuro” da errori di mala sanità negli ospedali ed infine chi, più di recente, teme di essere ancora meno “al sicuro di prima” nell’intraprendere un qualsiasi viaggio in aeroplano, dopo le falle scoperte nel “sicurissimo” (statisticamente) settore dell’aviazione commerciale (almeno fino a quando i nostri cieli non saranno … inflazionati dalla comparsa di droni civili “a gogò”).

Spero mi si vorrà perdonare questo lungo preludio, ma forse sarà servito a farci meditare più seriamente sul valore intrinseco del temine sicurezza.

Già … e così torniamo a chiederci quale sicurezza?

A parole tutti la vogliono, anzi la pretendono, salvo a trovarsela incombente sul posto di lavoro, oppure salvo il fatto che gran parte della gente si sente “spiata” – non libera di fare ciò che vuole – non appena una telecamera fissa “di sicurezza” (magari delle Forze dell’Ordine) inquadra il posto, dove si trova, proprio per sorvegliare la sicurezza della zona.

Tutto questo avviene perché nella lingua italiana si usa e si abusa del termine “sicurezza” per indicare ugualmente la sicurezza proattiva (a fini di prevenzione, specialmente in aviazione), che per indicare fatti criminosi nei quali questa fantomatica sicurezza sarebbe stata violata, oppure nei casi in cui la “pubblica tutela” dell’incolumità o della salute sarebbe stata messa a repentaglio.

Forse perché manca il concetto di “sicurezza” da che cosa, da quale rischio o pericolo.

Oppure forse per la mancanza nella lingua italiana di parole alternative al termine di specificazione al vocabolo “sicurezza”. Vediamo se è vero.

Sinonimi di sicurezza, nella nostra lingua, esistono e sono (o erano ?):- mancanza di pericolo (sì, ma si riconosce che il pericolo esiste e non si sa quanto potrà ancora “mancare di colpire” e nel caso come “prevenirlo”), tranquillità (sì, ma non è tutto), certezza (stato di convinzione mentale individuale) e poi, con valore attributivo, vari esempi da lampada, cintura, misure, spilla di sicurezza fino a “pubblica sicurezza”, che finalmente ci dà quel senso di pubblica e comune utilità alla quale ci si vuol riferire nella stragrande maggioranza dei casi, ma anche in questo caso poi bisogna ricorrere ad altri aggettivi attributivi per dare un senso compiuto a quale tipo si sicurezza intendiamo riferirci:- nell’esempio la sicurezza dal crimine.

Adesso prendiamo un’altra lingua, quella che ormai inflaziona quotidianamente la nostra lingua (storpiando entrambe): la lingua inglese. In questa lingua, usata da noi particolarmente nel settore tecnico e più specialistico del quale mi interesso, quello dell’aviazione, ci si può imbattere in due vocaboli utilizzati per parlare di argomenti ben distinti di sicurezza.

Essi sono:- Safety e Security, con ben distinti significati o competenze d’intendimenti.

Safety (Webster’s Dictionary) è definita come «condizione [di sicurezza] d’esser sicuri [da safe – freed from harm or risk – libero da danni o da rischi] dal subire o dal causare ferite, lesioni o perdite», mentre «to safety» ha il significato di «proteggere contro gli insuccessi, i danni o gli incidenti/infortuni».

Dunque, sicurezza delle persone fisiche, possibilmente per mezzo di regole e misure di prevenzione, dal ricevere danni a seguito di eventi rischiosi e pericolosi.

Vediamo ora cosa s’intende con il secondo termine per indicare sicurezza.

Security (Webster’s Dictionary) è descritta come «lo stato d’essere sicuri, liberi dal pericolo, dalla paura e dall’ansia» e come «misure adottate per proteggersi contro lo spionaggio e il sabotaggio», ovvero dai crimini commessi contro la persona o la società civile.

In questo secondo caso la sicurezza è parimenti intesa come difesa o protezione delle persone fisiche, ma estesa alla collettività o società civile, nazione o Stato.

Recentemente, il giorno 14 Aprile, su gran parte dei media nazionali per annunciare e commentare la presenza del Presidente del Consiglio Renzi all’inaugurazione dell’anno accademico della “Scuola di Formazione del Sistema di Informazioni per la Sicurezza della Repubblica” (titolo altisonante per indicare la sede di preparazione degli agenti dei servizi di spionaggio e controspionaggio), che in inglese sarebbero definiti “Servizi di Intelligence”, titolavano invece a tutta pagina “Inaugurazione della Scuola di Formazione per la Sicurezza”, senza senso e significato alcuno per chi ne fosse stato interessato.

Ecco è a questo genere di abusi fuorvianti che dovrebbero prestare attenzione in primis gli Organi di Governo e quelli addetti alle informazioni, oltre che i Responsabili di reti radiotelevisive e i Direttori di giornali seri ed autorevoli.

Sì, perché anche i cittadini che non abbiano studiato ad Oxford o non abbiano una cultura universitaria (e moderna) hanno diritto d’essere correttamente informati e di poter capire che cosa si vuol loro comunicare. Altrimenti è come voler pretendere di informatizzare tutti gli ultraottantenni, anche quelli che hanno passato tutta la vita a lavorare nei campi! Queste sono le utopie di certi governanti!

Ed in questo senso, dovrebbero essere molto ligi ed attenti soprattutto i Legislatori ed i burocrati ministeriali, che quando pubblicano Leggi, Decreti e norme di qualsiasi tipo ed importanza (sempre per primi coloro che scrivono i testi per i moduli ed i testi amministrativi di qualsiasi genere o natura), devono abituarsi all’idea di essere al servizio di tutti i cittadini (quelli che li pagano e li mantengono) e non che il cittadino sia sempre costretto a rivolgersi ad esperti e consulenti vari, che sono poi i loro “compagni di merende”.

In un altro testo vedrò di trattare altri termini di cui si abusa inutilmente in lingua inglese, ignorando i corrispondenti termini che esistono nella lingua italiana, in documenti particolari in campo tecnologico, specialmente in quello aeronautico, dove Enti normatori di Stato che dovrebbero esprimersi in lingua italiana nei loro testi, indulgono invece nella moda di definire Operatore quello che in italiano è un Esercente di sevizi oppure un Imprenditore industriale.