sabato 09 aprile 2016 04:19 Età: 8 yrs

Primo volo commerciale da/per la Venezia Giulia.

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Considerazioni e ricordi del Com.te Renzo Dentesano

Esattamente novant’anni fa, il 1° Aprile 1926, partiva da Trieste diretto a Torino il primo volo commerciale italiano (effettuato pressoché in contemporanea in senso inverso da altro velivolo similare), compiuto con successo dalla Società SISA – Società Italiana Servizi Aerei dei fratelli Cosulich (dalmati) con un idrovolante biplano “Cant 10-ter”, di costruzione delle Officine Aeronautiche di Monfalcone, più tardi trasformate nei celebri “Cantieri Riuniti dell’Adriatico – Crda”.

E pensare che ciò avveniva soltanto 12 anni e quattro mesi dopo il primo volo del “FLYER” (aviatore) dei fratelli Orville e Wilbur Wright, effettuato sostanzialmente con un aliante motorizzato da loro costruito, che divenne la macchina più pesante dell’aria e con un pilota a bordo in grado di manovrarne il volo con i comandi “canard” di cui disponeva, che in seguito verrà chiamata “Aeroplano”. Ciò avveniva sulle spiagge della Carolina del Nord a Kitty Hawk, allorquando dopo un primo balzo in volo durato 12 secondi percorrendo solo 36 metri in distanza e due ulteriori tentativi falliti, finalmente Wilbur riuscì a rimanere per aria, in volo “controllato”, per un tempo di ben 59 secondi durante il quale il Flyer coprì una distanza di 260 metri.

Orbene, il primo volo trans regionale da/per la Venezia Giulia, con tappe intermedie sugli idroscali di Venezia e di Pavia, durava 5 ore per coprire 574 km portando 4 passeggeri oltre al pilota ed al motorista per ammarare a Torino sul Po presso il Parco del Valentino e si svolgeva prevalentemente seguendo il percorso dei fiumi e, ove necessario, quello delle linee ferroviarie. Negli anni successivi, quando la Società SISA inaugurò nuove linee con Ancona, Fiume, Zara, Brioni, Genova, ecc. i monomotori Cant 10–ter furono sostituiti dai più moderni e performanti “Cant 22” trimotori da 10 passeggeri. Ma nel 1933, con l’avvento dei nuovi aerei terrestri e soprattutto per la politica instaurata dal nuovo governo fascista che aveva deciso di voler arrivare ad avere un’unica compagnia di navigazione aerea nazionale, la gloriosa Società dei fratelli Cosulich ammainò la bandiera sullo scalo triestino, per essere sostituita da quella della Società Aera Mediterranea – SAM, che in seguito assunse la denominazione definitiva di Ala Littoria.

Tuttavia, come araba fenice, nel dopoguerra i nipoti dei fratelli Cosulich fecero rifiorire nel 1947 il nome SISA, che operava con i suoi DC 3 sul campo di Merna a Gorizia, assicurando la linea per Roma, ma anch’essa terminò qualche anno dopo, fagocitata dalla rampante Società di navigazione Aerea Alitalia. Società quest’ultima, nella quale chi come lo scrivente, pilota militare del dopoguerra, si trovò a volare come subalterno di Comandanti del periodo d’oro della SISA, quali il Comandante Armando Ulivi, del quale divenni co-pilota di DC 6-B nel 1955, dopo solo due anni da co-pilota sui Convair 340/440, bimotori pressurizzati.

Questo vuol essere un riverente ricordo di Coloro che non ci sono più, ma che fecero grandi e rispettati il nome dei Piloti e delle Ali civili italiane nel mondo.