sabato 28 maggio 2016 04:22 Età: 9 yrs

Aeroporto Ronchi dei Legionari, crollo nei bilanci e inquietanti prospettive

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Venezia, Treviso, Verona

 

Due criticità irrisolte: il bacino di utenza e il co-marketing!

Le infrastrutturali aeroportuali e il loro ruolo in un determinato bacino di traffico - secondo il Piano Nazionale Aeroporti e le normative UE - sono state identificate in una rete di due livelli: una rete centrale che si chiama Core Network e dovrà essere realizzata entro il 2030, e una rete globale che si chiama Comprehensive Network, da realizzare entro il 2050. Se da un lato la rete Core Network è articolata in nove “corridoi” ed è formata da:

38 aeroporti principali, in cui rientrano 11 aeroporti italiani: Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia, Bergamo Orio al Serio, Bologna, Milano Linate, Torino, Genova, Napoli, Cagliari, Palermo; in quella "Comprensive Network" gli aeroporti italiani inseriti sono 22 aeroporti, tra questi Ronchi dei Legionari - Trieste, oltre a Treviso, Verona, Bolzano, Brescia, Forlì, Firenze, Pisa, Ancona, Roma Ciampino, Pescara, Foggia, Bari, Brindisi, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Trapani, Catania-Comiso, Lampedusa, Pantelleria, Alghero, Olbia.

Nell'agosto 2015 il Consiglio dei Ministri ha ribadito quello già anticipato e precisamente ha individuato 12 aeroporti di particolare rilevanza strategica, tra cui tre gate internazionali - Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia - e ulteriori 26 aeroporti di interesse nazionale.

Tra questo secondo elenco anche gli scali "concorrenti" di Verona Catullo, Treviso Canova e di Ronchi dei Legionari Trieste. Con l'aggiunta di Bolzano.

Tre infrastrutture (più Bolzano) che operano dello stesso bacino di traffico del cosiddetto "gate" internazionale di Venezia Tessera, sul quale gravita ad est anche quello internazionale Sloveno di Lubiana. Trascurabile, almeno al momento, l'apporto competitivo degli scali aerei austriaci. Anche se potrebbero incidere sul'utenza transfrontaliera del nord del Friuli.

L'analisi del bacino di utenza e del rilievo primario dei flussi di traffico diventa decisivo, non solo per l'assetto infrastrutturale di uno scalo e dei relativi finanziamenti che, ad esempio la Regione FVG deve fronteggiare, ma sopratutto per le prospettive. Di master plan industriale e opportunità di privatizzazione e di alleanza e/o vendita di quote parziali e/o tali della proprietà.

La politica e visione strategica di una gestione aeroportuale - con le ricadute dirette, indirette, indotte e dinamico - vanno affrontate un contesto generale di trend, di load factor scaturito da un bacino di utenza

strategico. Un bacini territoriale di traffico omogeneo, calcolato - lo ha previsto la stessa UE - ad una distanza di massimo. 2 ore di percorrenza in auto da un aeroporto esistente: secondo un principio indiscutibile: prevedere un solo aeroporto strategico per ciascun’area.

L'assunto "strategico industriale" è quindi preliminarmente compromesso nella definizione dello stesso Piano Nazionale Aeroporti Italiano.

Il bacino di utenza del Nord Est del Belpaese è configurato dal ruolo di "gate internazionale" con voli intercontinentali operativi e ben tre altri scali di supporto e, comunque, competitivi.

Con quali prospettive delineare, quindi, un ruolo allo scalo di Ronchi dei Legionari?

La "politica amministrativa" del FVG, dopo aver finalmente identificato due manager "aeronautici" nella SPA ha, negli ultimi giorni, reso trasparente uno spaccato che gli esperti avevano da tempo evidenziato.

Le scadenze del rifacimento della pista l'ampliamento e la modernizzazione del terminale, in aggiunta alla ultra decennale questione del Polo Intermodale hanno fatto emergere l'impietosa analisi storica e delineato, tuttavia, prospettive e uno scenario non del tutto trasparenti e circostanziati.

Il risanamento dei bilanci e le stime di crescita di traffico per valutare opportunità di collaborazione, di fusione e vendita azionaria con l'unico scalo gravitazione e di riferimento nello stesso bacino di utenza fa emergere le altre contraddittorietà esistenti ed evidenti.

La SAVE di Venezia oltre a controllare il "gate" di Tessera governa e gestisce anche quelli di Verona Catullo, Treviso Canova e Brescia Montichiari. Quali capacità negoziali residue, oltre alla efficienza del servizio, qualità e risultati di bilancio, in termini di politiche di rete di collegamenti, di frequenze e di offerta voli in generale potrà garantire quando il "pacchetto dei voli" è il risultato delle "policy di co-marketing" sviluppato dagli enti locali, delle amministrazioni pubbliche e/o partecipate della regione FVG?

Possibile che il "valore commerciale" e competitivo in una infrastruttura aeroportuale certificata negli standard da ENAC venga determinata dagli incentivi "pubblici", con gara d'appalto o meno, assegnati dalle amministrazioni pubbliche?

Le stesse che in Veneto finanziano il sostegno ai voli - magari nel rispetto delle direttive della Commissione UE - per Verona Catullo, Treviso Canova e Venezia Tessera, non possono alimentare e assicurare l'imprenditorialità delle gestioni "private" aeroportuali.

Quali risultati di bilancio e qualità gestionali avrebbero infrastrutture aeroportuali senza il sostanzioso contributo al turismo regionale erogato anno dopo anno?

Come, in sostanza, è possibile non proseguire nelle policy che generano "perdite, sprechi e inefficienze"?

A fronte degli annunci e degli impegni, nonostante la "Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano", nonostante l'intesa sul piano nazionale degli aeroporti e .... il parere delle competenti commissioni parlamentari e la deliberazione definitiva del Consiglio dei Ministri...in sintesi si ricorda come:

- la specializzazione dello scalo e una sua riconoscibile vocazione funzionale al sistema all'interno del bacino di utenza;

- la dimostrazione, tramite un piano industriale corredato da un piano economico-finanziario, che l'aeroporto è in grado di raggiungere l'equilibrio economico-finanziario anche tendenziale e adeguati indici di solvibilità patrimoniale, almeno su un triennio.

Come evitare, infine, che per lo scalo di Ronchi dei Legionari "la mancanza di queste condizioni possa determinare l'uscita dello scalo dall'elenco degli aeroporti di interesse nazionale"?

Altre analisi riguardano le compatibilità e sostenibilità ambientale, antropica, di rischio complessivo della rete degli scali Core Network al 2030, e della rete Comprehensive Network al 2050. Sono relativi a tutti e quattro scali del bacino di utenza del Nord-Est.

Anche se investono la realtà del Belpaese: che non sembrerebbe affrancarsi dal campanilismo e provincialismo che pretende tanti, troppi aeroporti, nello stesso bacino di traffico con doppioni e moltiplicazione di costi e ricadute problematiche se non negative sul territorio, sull'ambiente e sulla comunità.