venerdì 24 agosto 2018 07:37 Età: 6 yrs

Aeroporto Ronchi-Trieste, un futuro riflesso dal nuovo bando e dal co-marketing

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Ronchi L., Pubblicazioni, Archivio, Dossier, Low cost, Convegni, Comitati , Aerolinee

 

Quali scenario di traffico ipotizzare su uno scalo marginale/periferico?

Cosa assicura il successo operativo e commerciale di un aeroporto? Quali prospettive può attendersi la società di gestione aeroportuale, sia questa a prevalenza “statale-pubblica” e/o privata?

Nessun dubbio, la risposta inevitabile ed elementare è sintetizzata da due parametri decisivi: il numero dei voli, il livello di traffico tra lo scalo e le destinazioni raggiunte da un lato e il bacino di traffico di riferimento del suddetto scalo. Quello ad esempio di Ronchi dei Legionari-Trieste di cui si discute il prossimo bando, la gara per la cessione della maggioranza delle quote della società di gestione.

Dopo l'insuccesso del primo bando, che aveva predisposto l'iniziale cessione del 45%, e la gara è andata deserta quali reali prospettive assegnare all'ipotizzata vendita del 55%?

Ma quali prospettive può innanzi tutto avere un aeroporto di una Regione FVG che se nel 2012 aveva raggiunto il picco di passeggeri (882.146) con 15.762 movimenti/aerei/anno, nel 2017 con 780.776 utenti e 15.587 voli non aveva migliorato i riscontri di traffico e insegue il massimo movimenti/voli anno del 2000, 18 anni addietro, con il traguardo di 19.045 tra decolli e atterraggi/anno.

Quali reali prospettive quindi per un aeroporto alla periferia se non integrato nel bacino di traffico degli aeroporti di Venezia Tessera e Treviso San Angelo ad ovest, Lubiana ad est, Klagenfurt a nord ed una superficie di 7 845 km² con 1.221.218 cittadini)

Quali prospettive di crescita dei voli se questi non sono sostenuti da vaste e pressanti politiche di sostegno ai voli con gli accordi di co-marketing sottoscritti e finanziati da soggetti “pubblici e parapubbici”? Nel panorama degli aeroporti del Belpaese, infatti, lo scenario degli accordi di co-marketing sembrerebbe assegnare un ruolo definito per Provincie, Regione, Camere Commercio e Comuni. Sui gestori aeroportuali con quote di partecipazione-azionarie di minoranza e/o di maggioranza, quando le società non sono che del tutto privatizzate, le ricadute di bilancio sono riflesso del livello di co-marketing “pubblico-parapubblico”, ovvero diretta conseguenza dei voli attivati e/o del numero dei passeggeri trasportati. Quali analisi prospettare per lo scalo del FVG? Quale ruolo e quali prospettive per un gestore aeroportuale qualora non potesse contare su sistematici e congrui finanziamenti ai voli? Una politica che la stessa Comunità Europea tollera per brevi periodi e per determinate configurazioni territoriali. Certo l'operatività e lo scenario di traffico inquadrato dall'aeroporto non evoca regalie di infrastrutture pubbliche ad un soggetto privato, ma prima di qualsivoglia “bando-di-gara” appare indispensabile analizzare il rapporto tra costi storici e correnti di co-marketing, la loro continuità ed il ruolo (costi operativi e industriali) del proponente soggetto-gestore aeroportuale.