mercoledì 20 giugno 2018 04:16 Età: 6 yrs

Il primo Piano Nazionale degli Aeroporti (PNA) era del febbraio 2012

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Aerobasi, Pubblicazioni, Archivio, Dossier, Ambiente, Convegni, Imp. acustico, Imp. gassoso

 

ENAC e Ministero Infrastrutture lo hanno aggiornato nel 2014: ma non basta!

La realtà del sistema degli aeroporti del Belpaese è tale che il cosiddetto Piano Nazionale degli Aeroporti, elaborato da ENAC e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al fine di individuare gli scali di interesse nazionale di cui all’art. 698 del codice della navigazione e per l’aggiornamento del Piano Nazionale degli Aeroporti approvato con d.p.r. n. 201/2015, non potrà che prevedere un ulteriore ggiornamento.

Sostenibilità ambientale (impatto acustico, atmosferico e altro), contesto di Piano di Rischio, Rischio terzi e carico antropico delle zone sorvolate dalle flotte aeree, inevitabilmente, non potranno che definire un livello massimo di voli (orari, diurni e notturni) su ogni singola pista. Ogni aeroporto in definitiva, sia esso internazionale, nazionale, quanto minore e/o periferico, ma anche le stesse aerobasi militari italiane e non, non potrà che essere identificato nel limite massimo consentito dei voli/anno.

Un traguardo inevitabile che comporta un aggiornamento degli aeroporti del Belpaese, la rispettiva “politica dei voli e collegamenti” di ogni singolo scalo.

Dei 112 aeroporti funzionanti, 90 aperti al traffico civile, di cui 43 aperti ai voli commerciali, 47 a voli civili non di linea, 11 militari aperti al traffico civile (di cui 3 aperti a voli commerciali), 8 a voli civili non di linea e 11 esclusivamente a uso militare, occorrerà analizzare la realtà operativa, nel dato odierno e in prospettiva, in relazioni ai singoli “carichi ambientali e del rischio terzi”.

Come è ben noto, infatti, “il numero degli aeroporti commerciali può variare in funzione delle autorizzazioni rilasciate da ENAC” (Il Piano Nazionale degli Aeroporti – Ministero delle Infrastrutture 30 settembre 2014).

Il funzionamento dello stesso Piano nazionale Aeroporti è innanzi tutto stato correlato alla “definizione dei bacini di traffico omogeneo” con l'individuazione degli aeroporti strategici. Ma l'odierna suddivisione in 10 bacini di traffico risulta realistica e funzionante? La sostenibilità economica di ogni singolo bacino, inoltre, è stata adeguatamente verificata?

Le cosiddette politiche infrastrutturali coordinate con le singole Regioni, dopo la suddivisione del Belpaese in 10 singoli bacini di traffico ritenuti omogenei, non contraddicono presupposti elementari di analisi e verifica degli impatti ambientali e del rischio terzi di alcuni di questi aeroporti?

Un approccio di investimenti finanziari, di compatibilità territoriale e di coesistenza con la comunità dei cittadini residenti nell'intorno e sottostanti alle traiettorie di voli del traffico aereo, impongono una rapida quanto estesa ri-analisi e, probabile, riassetto del Piano Nazionale Aeroporti.

Con l'identificazione degli scali aerei “compatibili” e con masterplan al 2030-2040-2100, e relative VIA e VAS, finalmente operativi e identificati e “limitati” nel numero massimo di voli orari, diurni, notturni e annuali, in relazione anche alle singole testate pista: in un rapporto di massima trasparenza tra ENAC, Ministero delle Infrastrutture, gestori, commissioni aeroportuali e cittadini.