sabato 13 luglio 2019 17:15 Età: 5 yrs

Aeroporto Fiumicino, Interrogazione tra raddoppio e Alitalia

Categoria: Aeroporti, Fiumicino, Altri scali, Archivio, Dossier, Ambiente, Convegni, Imp. acustico, Imp. gassoso, Piani di rischio

 

Incertezze sulla ex “compagnia di bandiera” e lo scalo romano!

Il futuro di Alitalia si intreccia ancora con le sorti dell'infrastruttura aeroportuale. Tra ADR-Aeroporti di Roma gestore dello scalo e una flotta aerea di Alitalia che deve essere quasi totalmente rinnovata. Tra strategie di lungo raggio e di corto raggio e uno staff numericamente in esubero. Tra un sedime aeroportuale con quattro piste e una estensione a 3000 ettari con l'acquisizione del Maccarese e con scenari da ipotizzare, probabilmente, non adeguatamente analizzati in rapporto all'atteso raddoppio complessivo del traffico aereo. La revisione del Piano Nazionale Aeroporti-PNA e il ruolo degli scali hub italiani (prevalenza di Fiumicino e/o di Malpensa) con l'allargamento degli scali long range (anche Venezia, Napoli, Bologna e altri) determina prospettive del tutto competitive anche nel medesimo bacino di Traffico.

La verifica dell'impatto ambientale e le vase ricadute sul territorio e lacomunità dei residenti circostanti propongono, inoltre, ulteriori interrogativi da risolvere. L'Interrogazione su Aeroporti di Roma e controllante Atlantia presentata dal senatore Elio Lannutti (M5S) avvia questa analisi.

 

"Al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. 

Premesso che:

la società Aeroporti di Roma (AdR) istituita con una legge n. 755 del 1973, modificata dalla successiva legge n. 985 del 1977, da costola del ministero dei Trasporti fu trasformata in una società per azioni a capitale pubblico controllata dall'Iri, confluendo nel grande 'contenitore' delle partecipazioni statali;

il comma 6 dell'articolo 5 della legge n. 755 prevede che debbano essere devoluti allo Stato gli eventuali utili di esercizio al netto dell'accantonamento per innovazioni, ammodernamenti e completamenti, ed eccedenti l'assegnazione di un dividendo annuale determinato in base alle modalità da stabilirsi nella convenzione e riferito al capitale sociale della società concessionaria, dopo le assegnazioni a riserva previste dalla legge e comunque non superiore all'8 per cento del capitale stesso;

nel 2000 la società AdR è stata privatizzata e la gestione è passata dall'Iri alla società della famiglia Romiti, che 8 anni dopo l'hanno consegnarono al gruppo Benetton;

da quanto riportato in un articolo a firma di Daniele Martini, uscito il 7 luglio 2019 su "il Fatto Quotidiano", negli ultimi 4 anni i dividendi che i Benetton si sono elargiti attraverso Aeroporti di Roma superano di gran lunga quell'8 per cento fissato dalla legge". Infatti, come sottolinea il giornalista, "I consiglieri del ministro hanno scoperto che l'azienda che gestisce gli scali romani (Fiumicino e Ciampino) ha incamerato indebitamente per anni, e continua a incamerare, dividendi di centinaia di milioni di euro": cifre che risulterebbero abbondantemente superiori a quelle massime consentite per legge;

sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, dal punto di vista reddituale la svolta sarebbe avvenuta nel 2012, quando il Governo tecnico guidato da Mario Monti 'consentì con un decreto ad AdR e ad altri tre grandi scali di stipulare 'contratti in deroga' con l'Enac, l'Ente per l'aviazione civile'. In questo modo, 'Fiumicino avrebbe potuto alzare di molto le tariffe aeroportuali, cosa che è avvenuta con l'aumento del prezzo dei biglietti aerei, che ha permesso ai Benetton di incamerare negli anni successivi quel bendidio di dividendi'. La 'deroga' introdotta dal Governo Monti non ha tuttavia cancellato la legge del 1973, che rimane valida;

considerando inoltre che, per quanto risulta agli interroganti, l'avvocato Nunzio Roberto Valenza, che collabora con il comitato 'Fuoripista', l'organizzazione che da anni si batte contro l'inutile raddoppio dell'aeroporto, menzionato nell'articolo di Martini, ha calcolato che nel 2015 il rapporto di incidenza tra i dividendi e il capitale sociale ammontava al 216 per cento, nel 2016 al 346 per cento, l'anno dopo al 390 per cento fino al record del 394 per cento del 2018, e, dunque, risulta che il complesso dei dividendi extra legge è di circa 768 milioni di Euro, mentre il totale di quelli distribuiti nel rispetto del limite dell'8 per cento ammonta invece a 67 milioni. Se si sommano gli uni e gli altri, grazie all'aeroporto di Fiumicino, i Benetton avrebbero incamerato in totale dal 2014 in poi 835 milioni di Euro di dividendi,

si chiede di sapere:

se il ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e non ritenga urgente l'ipotesi di rivedere i termini della concessione di Aeroporti di Roma con la controllante 'Atlantia', che fa capo alla famiglia Benetton;

se non sia il caso di accertare la catena di responsabilità di coloro che avrebbero dovuto controllare che la legge fosse rispettata, e che invece si sono sottratti a questo dovere, favorendo il 'travaso' dei soldi nelle tasche del concessionario, anziché nelle casse dello Stato;

se non ritenga doveroso riflettere su quella catena di anomalie scaturita dal decreto di fine 2012 in favore di AdR, che includeva un contratto di programma basato su una norma di legge che permetteva una deroga alle regole vigenti del tutto priva di perimetrazione e limitazioni, e se l'omessa verifica da parte di funzionari pubblici non debba essere segnalata alla Corte dei conti per danno erariale;

quali misure urgenti intenda attivare per impedire, in futuro, che norme cucite su misura a favore di un concessionario, che ha aumentato le tariffe aeroportuali, possano arricchire, ad avviso degli interroganti in maniera scandalosa, un privato a danno dello Stato e dei consumatori ed utenti letteralmente saccheggiati".