giovedì 20 febbraio 2020 15:45 Età: 4 yrs

Aeroporto Parma, una breve storia, al momento, incompiuta e spesso poco chiara…

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Archivio, Dossier, Ambiente, Imp. acustico, Imp. gassoso, Piani di rischio, Std ICAO ENAC, Comitati

 

Genealogia di una pista e di un sedime marginale!

Il primo aeroporto di Parma, utilizzato a scopo militare durante la Prima Guerra Mondiale, era dall’altra parte della città e più precisamente a San Lazzaro, dismesso nel 1918.

Dove c’è l’attuale aeroporto vi era solo un aeroscalo per Dirigibili utilizzato negli anni successivi anche dal Regio esercito come campo di volo.

Nel 1943 le forze tedesche occuparono il campo di volo con l’intenzione di una base idonea all’impiego dei loro nuovi aviogetti, ma tale progetto non venne realizzato.

Nel 1944 i tedeschi distrussero i grandi hangars per dirigibili che costituivano un vistoso riferimento per i bombardieri alleati, cosicché alla fine della guerra il campo volo era completamente distrutto e nel piano di riorganizzazione degli aeroporti il Ministero dell’Aeronautica ne aveva deciso la restituzione all’agricoltura.

Nel primo dopoguerra venne fondato l’Aero Club e ricostruito un campo di volo che 1946 iniziò l'attività di volo con una pista diventata di 600 metri, sempre in erba.

Nel 1961 l’Amministrazione Provinciale ed il Comune avevano presentato un progetto con una pista di metri 900x30, con materiali flessibili.

La Direzione Generale Aviazione Civile e Traffico Aereo (Civilavia) di Roma, autorità preposta aveva, tuttavia, negata l’autorizzazione/certificazione in quanto l'orientamento della pista Nord-Sud (era forse già 02/20?) non risultava coerente con gli standards ICAO dei venti prevalenti (lettera prot. n.26171 del 24 maggio 1962).

[L’orientamento ottimale della pista è quello che prevede la massima copertura dei venti e la minima componente di venti trasversali]

Nel 1980, lo stesso progetto, con lo stesso orientamento di pista, riproposto alla stessa Civilavia, era stato, invece, approvato: nello stesso anno la pista con una lunghezza di 1000 metri viene asfaltata.

Ma solo dal 1983 diventa di 1200 metri e di 1650 mt due anni dopo.

Del 1998 l'allungamento della pista a 1900 metri.

Di tutti questi passaggi non riusciamo a trovare informazioni….

E’, quindi, possibile solo fare ipotesi sul come il riassetto dell'aeroporto Giuseppe Verdi di Parma abbia potuto affermarsi e diventare uno scalo rilevante al punto da essere classificato nel Piano Nazionale Aeroporti-PNA e qualificato nel bacino di traffico del Centro-Nord, con Bologna, Pisa/Firenze, Rimini, Ancona.

 

Fatto sta che l'orientamento della pista, ritenuto pregiudiziale per la certificazione dell'infrastruttura aeroportuale nel 1960, rappresenta una peculiarità anomala nel bacino di traffico del Piano Nazionale Aeroporti: infatti l'orientamento delle piste di Bologna, Forlì e Rimini è, infatti, ruotato di 90-100°.

 

Nel corso degli anni la configurazione della pista del Verdi, localizzata in un sedime di 93 ettari, “tecnicamente” si chiama di 02/20, numeri che ne rappresentano l’orientamento in gradi, (in realtà l’orientamento è di 016°/196°), è diventata quella attuale di 2124 x 45 metri.

 

Oltre alla lunghezza e all’orientamento una pista di volo è composta da aree adibite alla sicurezza, tra cui:

 

- la CWY (Clearway) e cioè un'area rettangolare libera da ostacoli posta ad entrambe le estremità della pista che serve ad un aeromobile per eseguire parte della sua salita iniziale fino ad una altezza specificata…nel nostro aeroporto quest’area misura 60mx150m (dalla parte pista 02 e cioè verso San Pancrazio) e 84mx150 (dalla parte pista 20 e cioè verso Baganzola

 

- Runway End Safety Area (RESA) e cioè “l'area di sicurezza di fine pista” utile per minimizzare i danni in caso di uscita di pista degli aeromobili e facilitare il movimento dei veicoli di soccorso ed antincendio….nel nostro aeroporto quest’area misura 138mx150m (verso San Pancrazio) e 177mx150m (verso Baganzola)

 

- Runway Strip o “striscia di sicurezza della pista e cioè una striscia rettangolare di terreno, da mantenere sempre libera da ostacoli, in asse con la pista stessa che si estende simmetricamente da ambo i lati della pista e la sua larghezza è fissata da standard mondiali, serve a ridurre il rischio di danneggiamento nel caso in cui un aeromobile esca lateralmente dalla pista stessa ……nel nostro aeroporto quest’area misura 2244mx280m.

 

In riferimento alla Runway Strip l'ATLANTE DEGLI AEROPORTI ITALIANI PARTE SECONDA “Studio sullo sviluppo futuro della rete aeroportuale nazionale” in riferimento allo scalo di Parma dice che “Entrambe le soglie 02 e 20 sono decalate, rispettivamente, di 214 e 182m e nei primi 280m su testata 02 (dal lato verso San Pancrazio) la larghezza della strip è ridotta a 220m.”

 

Anche le distanze dichiarate per il decollo e per l'atterraggio, a causa della configurazione di pista risultano differenziate per entrambe le direzioni della pista: la lunghezza pista per l'atterraggio sulla pista 02 (San Pancrazio) risulta di 1909 metri, mentre sulla pista 20 (Baganzola) risulta di 1941 metri.

Queste differenze scaturiscono da limitazioni derivate da problematiche associate al cosiddetto “Piano Limitazione Ostacoli” e dalla presenza di alberature e antenne.

 

Quale futuro per l'Aeroporto di Parma?

Il Piano di Sviluppo Aeroportuale – Masterplan 2018-2023 proposto recentemente, con il contemporaneo allungamento della pista a 2800/3000 metri (?), la presentazione dell'integrale Piano di Rischio (Art. 707 CdN) e l'edificazione del Mall sembrerebbero ri-proporre considerazioni associate alla stessa configurazione, posizionamento/orientamento e lunghezza della pista.

 

La necessità di una Runway Strip di 300 metri laterali totali e spazi di RESA di 240 metri su entrambe le testate diventa imprescindibile, diventa indispensabile un maggiore spazio per i parcheggi degli aeromobili con un lay-out diversificato e con almeno un raccordo di rullaggio parallelo alla pista…e quindi anche l'ampiezza del sedime aeroportuale rappresenta una criticità da risolvere.

A fronte della irrisolta questione per la certificazione della Zona D del Piano di Rischio, la sollecitazione posta da ENAC sul carico antropico del Mall sembrerebbe invece mantenere in secondo piano i rilievi infrastrutturali sopra posti.