Era il 2005, il 17 Marzo, quando ENAC con un comunicato stampa informava l'apertura di una “indagine conoscitiva sui rapporti tra aeroporti e compagnie aeree”.
Il testo era in seguente:
“L’Ente Nazionale per l'Aviazione Civile rende noto di aver ripreso il programma di verifiche sui rapporti economici che legano gli aeroporti nazionali ad alcune compagnie aeree tradizionali e low cost.
Obiettivo dell’indagine è l’acquisizione di informazioni su politiche commerciali adottate dai gestori aeroportuali in tema di tariffe di handling (servizi a terra) applicate ai vettori utenti degli aeroporti; verifica della correttezza ed imparzialità delle tariffe applicate; valutazione della trasparenza degli incentivi di marketing corrisposti dai gestori ai vettori in modo da favorire l’apertura di nuove rotte.
L’analisi di tali aspetti è volta a garantire una corretta concorrenza nel mercato del trasporto aereo e ad escludere sconti che possano gravare sui costi della comunità qualora tali sconti vengano praticati da società di gestione con capitale a partecipazione pubblica”.
Quali sono stati i risultati se, dopo 15 anni il Corriere della Sera, lo scorso 20 Giugno, con l'articolo “Alitalia e l'accusa agli aeroporti: Basta discriminazioni tariffarie a favore delle low cost” ha illustrato uno scenario caotico?
Quattro giorni prima, il 16 Giugno sullo stesso Corsera l'articolo “Aerei, le low cost in Italia grazie a 391 milioni di incentivi all’anno”, aveva inquadrato, nel dettaglio, i costi, i patti e la mancata trasparenza.
Una realtà operativa del tutto anticompetitiva, causata dei numerosi accordi di co-marketing intercorsi tra Enti, aziende pubbliche e para-pubbliche con vettori low cost.
Negli ultimi 15 anni il divario concorrenziale, nel corso del tempo, è progressivamente squilibrato senza che alcuno, in Italia e nella UE, fatto salvo alcune interrogazioni parlamentari, avesse posto interventi e misure correttive. In attesa di un qualche riscontro, intanto, sarebbe utile conoscere i risultati di quella indagine ENAC.